Sbuffano e fanno un gran fracasso. E, soprattutto, inquinano da morire. Sono proprio loro, le minicar taroccate, a opprimere indisturbate il traffico, le orecchie e i polmoni dei cittadini che popolano le grandi città, Roma in testa. Roma, la Capitale. Lo sarebbe anche dell’inquinamento, se non fosse per il vento “ponentino” che le consente di non battere il record dello smog saldamente in mano a città come Milano, che ce la mettono tutta (più di Roma, anche se ci vuole poco) ma sono oppresse da una collocazione geografica assai meno favorevole al naturale ricambio d’aria. A Roma spetta in ogni caso il podio (si fa per dire) della cattiva gestione del problema.
A fronte di un inopinato e assolutamente ingiustificato blocco d’emergenza delle automobili diesel “euro 6”, che come spiegano gli esperti inquinano persino meno delle ultime auto a benzina, l’amministrazione della Capitale nulla fa per mettere sotto controllo l’uso delle cosiddette “macchinette”, le sempre più diffuse minicar che circolano grazie ad una normativa che fa vistosamente acqua. Purché rientrino entro una soglia di peso (basso, 400 kg in tutto) e potenza (anch’essa assai bassa, 4 chilowatt ovvero meno di 6 cavalli) le minicar sono a tutti gli effetti equiparate ai ciclomotori: guida 14 anni con il patentino, libera circolazione anche nelle zone a traffico limitato consentite ai cugini a due ruote.
Peccato che a Roma (e non solo lì) sia diffuso un vistoso trucco: siccome le minicar possono essere anche equipaggiate in alternativa al classico motore da 50 centimetri cubi dei ciclomotori anche con un motore diesel di cilindrata ben più alta purché rispetti gli stessi limiti di potenza , la quasi totalità di questi mezzi è dotata appunto di motori diesel di quasi 500 centimetri cubi derivati da motori industriali o agricoli, con la potenza limitata da un semplice dispositivo di “strozzatura”. Dispositivo che viene in moltissimi casi rimosso con grande facilità o dagli stessi proprietari o da meccanici compiacenti che magari dotano questi mezzi anche di fragorose marmitte che fanno scena, fracasso e liberano ancor più potenza. Con buona pace di tutto: della legge e della prudenza (sarà anche per questo che le minicar esibiscono un indice di pericolosità e mortalità doppio rispetto alle due ruote e triplo rispetto alle auto). E anche dell’ambiente, perché i motori così manipolati moltiplicano le emissioni inquinanti: la Co2, le dannate polveri sottili, gli ossidi di azoto.
Guardare, e sentire, per credere. Chi scrive abita lungo una strada di Roma solitamente molto tranquilla, temporaneamente oppressa da un denso traffico perché la vicina strada di scorrimento è chiusa in attesa di un (lentissimo) ripristino dell’asfalto. I giornalisti, si sa, sono abituati male: scrivono anche la sera tardi, e spesso la mattina si concedono un’oretta di sonno in più. Niente da fare: il traffico pro tempore suona la sveglia tramite i boati dalle macchinette. E la finestra della camera da letto non si può proprio aprire: a minacciare il dormiglione è anche un denso fumo nero.
Una proposta al sindaco: perché invece di uccidere le modernissime automobili diesel di ultima generazione, che gli esperti decantano come il massimo che di può fare per limitare le emissioni, non si avvia una seria campagna diffusa di controlli e di sanzioni non solo sulle auto che emettono più del consentito (magari a causa della manutenzione carente con relativa irregolare revisione di legge) ma anche sulle macchinette truccate che a migliaia ci opprimono, ci inquinano, e mettono anche in pericolo i ragazzi al volante?
Basterebbe un controllo a campione, dandone diffusa notizia. Ricordando a tutti, magari, che chi viene pescato una macchinetta truccata e soggetto a una serie infinita di sanzioni combinate. Che derivano dalla manipolazione abusiva del mezzo meccanico alla guida senza la giusta patente (il che equivale alla guida senza patente) in quanto il mezzo così manipolato non rientra più nelle specifiche di omologazione che lo equipara ad un ciclomotore. Ciò vale per i proprietari, ma vale anche per i genitori dei piccoli piloti molto spesso minorenni che sono alla guida, sui quali esercitano volenti o nolenti la potestà genitoriale (la “patria potestà” dei tempi che furono). In pratica: dei guai combinati dai figlioli minorenni rispondono largamente sia il papà che la mamma. Che farebbero bene a buttare un occhio anche alla “macchinetta” troppo spesso taroccata.