“Che odor di umanità” diceva qualcuno riferendosi con sottile eufemismo ai segnali olfattivi di tanta presenza umana in spazi limitati. Segnali che in epoca moderna cavalcano le onde magnetiche, si insinuano nei telefonini, penetrano (a volte a sorpresa degli stessi “emettitori”) persino la sequenza dei bit che corrono sul web. E’ accaduto poco fa nel più autorevole dei consessi, la chiamata al Quirinale del nascente Governo Monti. Ecco la sala delle conferenze del Colle, in trepidante attesa che il premier incaricato sciolga la riserva e snoccioli la lista dei ministri che con lui devono salvare l’Italia. Ed ecco, nella lunga attesa (ben oltre due ore, nel momento in cui scrivo) qualche microfono in diretta web imprudentemente lasciato aperto sulle voci degli astanti. Che, un po’ indaffarati ed evidentemente molto annoiati, conversano del più e (soprattutto) del meno. Tutto in un malcelato megafono nazionale, via web. I pettegolezzi di famiglia, il “pupo” che rompe, la moglie pure e ancora di più. Il romanesco (dopotutto il Colle rimane qui, Lega permettendo) regna sovrano. “Mannaggia a mi moje”. “A Nando, acchiappa quer filo che mo’ arriveno”. C’è di tutto. Persino un “mo me devo andà a fa na pera. Sì me faccio sta spada”. Spettacolo multiforme, quello della pre-diretta dal Colle, che in molti si sono sorbito nell'attesa dell'autorevole figura del Professor Monti. Spettacolo che qualcuno ha deciso di rendere meno placidamente imbarazzante solo dopo un’ora e trentacinque, disattivando momentaneamente l’audio (sentire, per credere, quel che ha preso le vie della grande rete nel frattempo. Qualcuno, immagino, ne avrà la registrazione).