Dal Cane a zei zampe al Pachiderma velleitario. Che alla fine si trasformerà nell’ennesimo Topolino confuso. C’è da scommetterci: sarà questo il destino della grande riforma dei carburanti contenuta nell’ultima bozza del decreto sviluppo (qui di seguito l’articolo pubblicato sul Sole 24 Ore il 20 ottobre). Roboanti le intenzioni: garantire ai consumatori italiani prezzi “europei”. Risibili e del tutto fallaci gli strumenti, sin dai presupposti.
Il marchio delle compagnie petrolifere è davvero il primo responsabile del sovrapprezzo di 5-7 centesimi al litro pagato dagli italiani rispetto alla media europea? Sbagliato: colpa – lo dicono gli esperti (che nel governo hanno evidentemente poca udienza) – che l’intoppo sta semmai altrove. Nell’inefficienza industriale della rete di distribuzione che non è libera di far morire e nascere gli impianti , né di costruire quelle stazioni di servizio “multifunzionali” (vendita, accanto ai carburanti, di altri beni e servizi) che in tutta Europa garantisce il primo e più efficace traino a contenere i margini unitari dei gestori. Qualcuno ne approfitta comunque? Chissà se le compagnie petrolifere fanno davvero “cartello” per lucrare sulla distribuzione e sulla vendita, come qualcuno sostiene chiamando alla mobilitazione le Autorità (che però continuano a chiudere le indagini con un “non luogo a procedere”). Impedire dunque la proprietà e il logo delle compagnie petrolifere nelle stazioni di servizio? Saremmo gli unici in Europa, forse al mondo. Gonfiare l’Acquirente unico di energia elettrica per le famiglie affidandogli anche il compito di grande acquirente all’ingrosso di carburanti per creare un effetto “calmiere”? Qualche analista pronostica l’esatto contrario: un nuovo livello di intermediazione non può che creare, in questo caso, pericolose diseconomie. L’Acquirente unico gonfio di benzina e gasolio diventerà davvero il nuovo benchmark? Ecco allora che i prezzi all’ingrosso potrebbero riallinearsi sì, ma al rialzo. Una cosa è certa: il governo sta nuovamente sbagliando la mira.
IL SOLE 24 ORE - IN PRIMO PIANO
20 ottobre 2011
Carburanti
Gestori «no logo» e mercato all'ingrosso
Federico Rendina
ROMA – Distributori di carburanti obbligati all'indipendenza dalle compagnie petrolifere, con l'inevitabile scomparsa del caro e vecchio marchio. E, in parallelo, un grande gestore pubblico "neutrale" che compra benzina all'ingrosso e la offre su mercato a prezzo (si presume) calmierato. È una rivoluzione totale quella disegnata dal Governo nella bozza del decreto sviluppo per risolvere, davvero drasticamente, l'antica questione del sovrapprezzo sui carburanti (5-7 centesimi al litro) pagati dal consumatore italiano rispetto alla media europea.
Qualcuno osserverà che a determinare il sovrapprezzo sono altri fattori, innanzitutto la parcellizzazione della rete e le gabbie burocratiche e normative che impediscono la diffusione di impianti polifunzionali dove si fa benzina ma anche tante altre cose. Sta di fatto che la ricetta governativa sta sopravvivendo alle continue revisioni del decreto.
Il testo, all'articolo 48, prevede che entro due anni tutte le società che si occupano o di estrazione di petrolio e gas, o anche di raffinazione, lascino la proprietà delle stazioni di servizio. E che i nuovi gestori si possano approvvigionare sul mercato in piena libertà, direttamente da loro ma anche in una "borsa" pubblica e da un acquirente all'ingrosso. Due strumenti che il decreto individua, mutuando una misura proposta anche dal Pd, rispettivamente nell'attuale Gme (il gestore dei mercati energetici, che acquista una "c" che sta per carburanti) e nell'attuale Acquirente unico dell'elettricità destinata al "mercato di maggior tutela" (al servizio dei clienti più piccoli come quelli domestici, che continuano così ad essere protetti dalle ex tariffe amministrate).
Elettricità ma anche benzina e gasolio. Un'accoppiata Gme-Au che diventa "super". Sempre che la ricetta possa davvero farsi strada tra le inevitabili obiezioni e i sicuri ricorsi a raffica delle compagnie petrolifere che operano nel nostro Paese.
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