Quando si dice l’improvvisazione, l’ignoranza, la demagogia. Possibile mai che una politica ambientale crei, direttamente e colpevolmente, danni all’ambiente? Succede con la pasticciata demonizzazione delle automobili diesel, anche quelle di ultima generazione. Un errore madornale, come confermano gli ultimi dati appena diffusi dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) e rilanciati dall’associazione dei costruttori europei di autoveicoli, l’ACEA. Sta di fatto che crescenti vincoli alla circolazione delle auto a gasolio, posti soprattutto delle amministrazioni locali, stanno rapidamente spostando i nuovi acquisti verso le auto a benzina. Risultato (largamente preconizzato dagli esperti ma accuratamente ignorato dei politici): nel 2018 le emissioni di anidride carbonica, principale causa dell’effetto clima che rischia di minare la civiltà entro il prossimo secolo, sono aumentate per il settore automobilistico dell’1,6% nonostante una seppur lieve contrazione delle vendite di automobili nuove rispetto all’anno precedente.
Questo proprio perché sono comprate meno automobili diesel e più automobili a benzina, che emettono (beata ignoranza dei politici che ci ritroviamo) più CO2 e addirittura più inquinanti di altro genere rispetto ai diesel di ultimissima generazione, ormai dotati in maniera diffusa di filtri anti-particolato e ai dispositivi di neutralizzazione degli ossidi di azoto grazie al ricorso sempre più diffuso agli additivi “Ad Blue”. Insomma, di dispositivi che annullano e addirittura ribaltano lo svantaggio in termini di emissioni inquinanti rispetto alle auto a benzina, anche grazie alla migliore efficienza termodinamica che consente ad un diesel di consumare ancora oggi (nonostante i continui guadagni di efficienza dei motori a benzina) meno carburante, peraltro “bruciato” in maniera molto più pulita rispetto al passato, per percorrere la stessa distanza a parità di prestazioni.
Ecco le cifre: nel 2018 si è consolidato il sorpasso realizzato nel 2017 nelle vendite europee di auto a benzina rispetto al diesel: 8,5 milioni di auto vendute rispetto ai 7,6 milioni dell’anno precedente contro 5,4 milioni di auto a gasolio, 1,2 milioni in meno rispetto al 2017. Tutto ciò a fronte di meno di 302.000 auto elettriche ricaricabili vendute. «Esiste una chiara correlazione tra le vendite di auto diesel o benzina e le emissioni di CO2 – ha detto Erik Jonnaert, segretario generale di ACEA – e questo perché i modelli a benzina emettono più CO2 rispetto ai Diesel equivalenti. Anche se il divario tra le emissioni medie di CO2 delle auto a benzina e diesel si sta restringendo, l’impatto è ancora significativo».
Chiara conseguenza di politiche colpevolmente dannose, che nascondono un errore di impostazione addirittura più grave della vicenda di cui stiamo parlando: la pretesa di imporre scelte tecniche a priori (bando al diesel a prescindere dagli inquinanti) e non di indicare, ben più efficacemente, l’obiettivo da raggiungere e i vincoli a cui sottostare, lasciando libere le imprese e gli scienziati di trovare la soluzione più adatta. Insomma, come non capire che in qualunque scelta di politiche ambientali dovrebbe fare premio il concetto di neutralità tecnologica: fisso gli obiettivi, in questo caso di emissione, e lascio piena libertà di trovare le soluzioni migliori, accompagnando tutto ciò con un efficace sistema di controlli e, naturalmente, di pesanti sanzioni. Magari accompagnante ad una seria politica di incentivi per la rottamazione dei vecchi diesel davvero inquinanti.