Le tasse non turbano solo i cittadini. Fanno ben altro: sconquassano le menti, mandano fuori strada perfino la ragione. Anche quelle dei politici che dovrebbero distribuirle con maggiore equità. E perfino quelle dei giornalisti che dovrebbero rappresentare lo scenario con un po’ di chiarezza.
L’ultimo grande pasticcio? Quello della cosiddetta nuova tassa su gli AirBnB, ovvero sugli affitti brevi. Nessuno, ma proprio nessuno, sembra aver chiarito che la presunta “nuova tassa” nasce da un buon intendimento ed è una buona idea. Che però nel maledetto circuito tra opportunità politica ed errata comunicazione è immancabilmente naufragata nell’equivoco. La buona idea iniziale: dare un quadro normativo certo e perfino agevolato alla disciplina fiscale degli affitti brevi . Che ora navigano nell’incertezza sull’applicazione della cedolare secca. Consentita, in teoria, se l’affitto breve e stipulato direttamente dal privato titolare dell’immobile ma di controversa applicazione se la locazione avviene attraverso un intermediario (agenzia, mediatore singolo, società di servizi).
Bene, la norma messa in campo dal governo e poi ritirata sotto le bordate di chi sosteneva che si trattava di una nuova tassa aggiuntiva, non faceva altro che istituzionalizzare l’applicazione della cedolare secca del 21% a tutti gli affitti brevi, anche quelli stipulati attraverso un intermediario, con una responsabilità in solido del proprietario dell’immobile e dell’intermediario che avrebbe dovuto fare da sostituto d’imposta.
È chiaro come il sole che presentata così si trattava di una ottima idea. Certamente conveniente per tutti coloro che ligi alle regole propongono o proporranno in affitto “breve” un immobile. Perché ora se si avvalgono un intermediario si ritrovano a pagare imposte ad aliquota marginale che possono dunque superare il 40%. Certamente sconveniente per coloro che sono invece affezionati agli affitti in nero. Dunque una norma a favore dei cittadini onesti, che potrebbero ricorrere alla luce del sole, sempre e comunque, all’imposizione agevolata con cedolare secca. Ma a favore anche delle casse dello Stato, visto il più che probabile saldo positivo garantito dall’emersione del nero.
Qualcuno obietta: ma i cittadini a bassissimo reddito per i quali la cedolare secca è meno favorevole rispetto all’imposizione ordinaria (è il caso ad esempio di coloro che danno in “affitto breve” una o due stanze di casa loro per arrotondare)? Introdurre per loro una clausola di salvaguardia non sarebbe certo impossibile. Norma di difficile se non impossibile applicazione da parte dei grandi intermediari internazionali? Niente affatto. All’estero, per esempio in America, gli stessi manovratori di AirBnB fanno tranquillamente gli esattori per conto del fisco.
Sta di fatto che da noi il circuito della comunicazione ha distorto la cosa, accreditando l’ipotesi, nata dalla confusione e dalle speculazioni politiche, che si trattasse di una nuova tassa. I giornali e telegiornali hanno fatto in molti (troppi ) casi la loro perversa parte, non spiegando le cose correttamente. E il governo ha curiosamente assecondato l’equivoco, non avendo evidentemente né la volontà né la capacità di spiegare chiaramente la cosa. E ha dunque colpevolmente accantonato (o addirittura ritirato) la buona idea. Un vero peccato. Per tutti.
Nei vari TG non hanno infatti spiegato come adesso si dovrebbero pagare le tasse, riferendosi a “nuova” imposta sembrava che oggi chi affitta non paghi nulla..
Sottoscrivo quello che lei sostiene, che Boccia sostiene, che tutti coloro dotati di buon senso sostengono. Noi per prmi studiammo questa formula a Miami, dove l’asssetto normativo complessivo è da far west ma sulla formula aliquota fissa + sostituto d’imposta tutti anno un beneficio: proprietari, intermediari, clienti finali… Ritengo anche il premier una persona di buon senso,,, ahimé alle prese con derive scarsamente controllabili. Va spezzato un circolo vizioso, prima o poi ce la si farà,