La Francia è alla canna del gas e anche noi dobbiamo preoccuparci. Perché i fermi delle centrali nucleari d’oltralpe obbligano i cugini francesi a chiedere più gas, che non hanno. E il labile equilibrio degli scambi energetici rischia di indebolire anche il nostro sistema elettrico. Fino al rischio, per noi, di nuovi blackout? Proprio così. L’avvisaglia si è avuta nelle scorse settimane quando Terna, l’operatore italiano della grande distribuzione elettrica, ha rafforzato la cosiddetta interrompibilità, ovvero l’accordo con le industrie di medie grandi dimensioni per uno sconto sulle forniture elettriche in cambio della disponibilità a vedersi spegnere la luce anche improvvisamente e prima degli altri in caso di bisogno (clicca qui).
Ora l’allarme cresce ulteriormente. Fa sapere l’operatore di rete GRT Gaz che in questi giorni nel sud-est della Francia si sta manifestando un’allarmante penuria di metano, cui si vorrebbe rimediare (clicca qui) rinforzando l’import del gas liquefatto trasportato via nave al terminale Gnl di Fos-sul-mer. Solo così (ma non è detto che ci si riesca) si potranno alimentare ad un livello sufficiente, specie nel caso di nuove ondate di freddo, le centrali a turbogas che devono sopperire all’indisponibilità di molti reattori nucleari, che in Francia sono stati chiusi per manutenzione dopo i richiami delle autorità di controllo.
I nostri strateghi di Terna, che in questo stanno mostrando buone doti di pianificazione, stanno correndo di nuovo ai ripari rafforzando le misure per fronteggiare la crescita dell’allarme dalla Francia, sempre più in difficoltà nella gestione del sistema di scambi di energia con il nostro paese. Oltre ai 500 MW di interrompibilità supplementare assegnati da Terna negli ultimi giorni del 2016 non è escluso che il ulteriori provvedimenti possano essere varati nei prossimi giorni, grazie anche allo schema di regolamento per il ricorso alle risorse interrompibili nel primo trimestre del 2017 appena varato dall’Authority per l’energia.
Quel che sta accadendo nei nostri scambi elettrici con la Francia sprona, tra l’altro, il progetto per dotare il nostro paese di un efficace sistema di accumuli di elettricità con batterie, che affianchi e operi in sinergia con le tradizionali risorse idroelettriche. Terna se ne sta facendo carico direttamente, dopo non poche polemiche che negli scorsi anni hanno tenuto banco su chi fosse il soggetto titolato (gestori di della generazione, operatori di rete o appunto Il gestore nazionale della distribuzione) a svolgere questi compiti. L’Autorità per l’energia aveva dato una prima risposta interlocutoria autorizzando un po’ tutti ad avviare intanto alcune ”sperimentazioni”. Cosa che Terna sta facendo con un primo lotto di accumuli per 75 megawatt prevalentemente al Sud, per valutare sia l’efficacia che l’economicità del sistema.
Ma 75 MW ad accumulatori … a malapena sono l’equivalente della potenza disponibile per la regolazione primaria di frequenza di una centrale a carbone… e poi? Su 50GWh quale contributo possono dare al fabbisogno energetico?