L’ecobonus per il miglioramento energetico (e ambientale) degli edifici fa bene a chi ha già buone case e alto reddito. E’ uno dei paradossi italiani, ma è così. Ricorrono infatti alle agevolazioni fiscali soprattutto gli abitanti del Trentino, della Valle d’Aosta e del Friuli. Più distratti, o forse meno consapevoli dei vantaggi dell’agevolazione, coloro che popolano il Mezzogiorno, in particolare la Campania, la Calabria e la Sicilia. Perché il clima più mite sprona di meno e i risparmi garantiti da un immobile energeticamente più efficiente sono più lievi? La spiegazione regge poco, se pensiamo che un immobile energeticamente più efficiente fronteggia meglio non solo il freddo ma anche la calura e che gli interventi strutturali premiati dal bonus ben si conciliano con le manutenzioni periodiche comunque necessarie agli immobili. Ecco perché sarà sicuramente decisiva una buona opera di comunicazione e divulgazione dopo gli ultimi provvedimenti governativi che non solo confermano ma rafforzano questo strumento. Parliamo della manovra da 27 miliardi appena varata dal Governo con l’ultima legge di bilancio che prevede il potenziamento dei vecchi strumenti finanziari per la riqualificazione energetica con l’estensione del bonus, tra l’altro, anche a condomini e alberghi.
Fa notare l’esperto Enrico Quintavalle, capo dell’ufficio studi di Confartigianato, in un’analisi pubblicata sul portale specializzato Quotidiano Energia, che le premesse per un nuovo successo dello strumento ci sono tutte: “a luglio 2016 la quota di consumatori che manifestano l’intenzione nei prossimi 12 mesi di effettuare spese per la manutenzione straordinaria dell’abitazione è del 15,5% e nel dettaglio il 5,8% ritiene certo il sostenimento della spesa ed il 9,7% lo ritiene probabile. Correggendo quest’ultima quota del campione con una probabilità del 50% la quota di consumatori intenzionata ad effettuare un intervento è pari al 10,7%, in linea con il massimo registrato nel 2015”. Sperando, naturalmente, che anche i cittadini del Sud maturino una buona sensibilità. Proprio Quintavalle fa infatti notare che l’intensità di utilizzo delle detrazioni per ecobonus, ovvero il rapporto tra detrazioni e reddito complessivo, nelle ultime rilevazioni ha premiato la Provincia Autonoma di Trento con lo 0,40% del reddito. Seguono Bolzano con lo 0,37%, la Valle d’Aosta con lo 0,28%, il Friuli-Venezia Giulia, il Piemonte con lo 0,26%, il Veneto con lo 0,24% l’Emilia-Romagna con lo 0,22%. Un misero 0,06% invece per Campania, Calabria e Sicilia.
Eppure il bonus bene si adatta anche alle esigenze del Mezzogiorno. Nel 2014 ben 1.807 milioni di euro, oltre la metà (per la precisione il 56, 3%) della spesa in opere legate al bonus ha riguardato infatti gli interventi per infissi, con circa il 40% del beneficio energetico complessivo garantito dal complesso degli interventi. Seguono le caldaie a condensazione con 744 milioni di euro (23,2% della spesa), le strutture opache orizzontali con 187 milioni (5,8%), le strutture opache verticali con 161 milioni (5,0%) e gli impianti di climatizzazione con pompe di calore con 153 milioni (4,8% della spesa).
Un vantaggio per i cittadini ma un salasso per le già abbondantemente dissestate casse pubbliche? Niente affatto. Anzi, l’operazione bonus conviene davvero a tutti. Ai cittadini e anche allo Stato. Persino in termini puramente economico-finanziari, con un attivo per il “sistema paese” stimato tra il 1998 e il 2016 di ben 18,4 miliardi di euro. Ce lo dice il Servizio studi Camera e Cresme nella quarta analisi sulla ristrutturazione e riqualificazione energetica degli edifici. Il saldo è calcolato considerando da una parte i minori introiti per lo Stato derivanti dalla defiscalizzazione e dai minori consumi di energia ma dall’altra il gettito fiscale e contributivo dai lavori negli edifici. Lo studio indica come tra 1998 e 2016 le misure di incentivazione fiscale abbiano attivato investimenti per 237 miliardi di euro, di cui 205 hanno riguardato il recupero edilizio e poco meno di 32 la riqualificazione energetica. Il dato a consuntivo per il 2015 indica un volume di investimenti pari a 25 miliardi di euro veicolati dagli incentivi (3 per la riqualificazione energetica e 22 per il recupero edilizio), con una flessione rispetto ai 28,5 miliardi del 2014. Ma per il 2016 “le proiezioni dei dati, basati sulle rilevazioni dei primi sette mesi dell’anno, sembrano far registrare di nuovo un incremento che si tradurrebbe in investimenti pari a 29,2 miliardi. Ove l’andamento delle proiezioni fosse confermato, il 2016 sarebbe pertanto l’anno con il maggior numero di investimenti veicolati dalle agevolazioni fiscali nel comparto della riqualificazione, con un +16% rispetto al 2015 e 1,7 milioni di domande”. Insomma, un buon successo per una buona idea. Che merita di propagarsi un po’ di più anche nel nostro meridione.