Bolzano è, insieme, un faro da seguire è una vergogna nazionale. E’un faro perché per il corretto uso dell'energia delle risorse naturali è il campione assoluto d'Italia, e forse d'Europa. È una vergogna nazionale, perché ci dimostra chiaramente, drammaticamente, quanto tutti noi potremo fare e invece non facciamo, non vediamo, non operiamo a nostro assoluto vantaggio.
Bella forza, potrebbe dire qualcuno. Bolzano è una città relativamente "semplice". Vive un contesto amministrativo regionale tradizionalmente ben manovrato. E’ una città relativamente ricca, di medie e quindi più facili dimensioni. Invece no, niente affatto: Bolzano dal punto di vista energetico è una città assai critica. Tra le più critiche d’Italia. In inverno fa un freddo (record) dannato. In estate la calura (record) opprime. Eppure, e forse anche proprio per questo, da decenni Bolzano ha dimostrato di essere la città più energeticamente efficiente d'Italia. Le sue abitazioni bruciano energia il 20% (e passa) di meno rispetto a una città climaticamente facile come Roma. Ma lì dentro si sta comunque benone.
Bolzano non si accontenta. È di questi giorni l'ennesimo colpo di frusta all'insipienza energetica nazionale. e allo stesso tempo una conferma di quello che molti, Confindustria in testa, vanno professando da tempo: la vera risorsa energetica nascosta è proprio nell’efficienza. Ovvero nell'uso più razionale dell'energia. Il che non significa neanche lontanamente risparmiare rinunciando a qualcosa. Tutt’altro: un uso migliore dell’energia che ci fa star meglio, da tutti punti di vista.
Ed ecco il nuovo obiettivo di Bolzano. Apparentemente mirabolante. Ma, ne siamo certi, raggiungibile. Bolzano vuol diventare entro il 2030 città “carbon neutral”. Zero emissioni di anidride carbonica. Lo annuncia (e promette) il Comune nel nuovo piano energetico e climatico. Riqualificazione energetica, mobilità, energia solare e idroelettricità . Ecco i cardini della “manovra” illustrati in un bel rapporto sintetizzato e diffuso dal portale specializzato QualEnergia (clicca qui).
quando si parla di Bolzano a ‘impatto zero’ non dobbiamo dimenticarci che la provincia ha oltre 300 impianti idroelettrici per più di 3500 mw di potenza che producono tanti bei kwh senza un grammo di co2 e di emissioni inquinanti.
Inoltre siamo davvero sicuri che a livello economico l’efficienza significhi davvero ridurre la dipendenza energetica? Qualcuno negli anni ha spiegato che più efficienza si possa anche poi trasformare in più consumi. Riporto parte di un articolo di fine dicembre di Carlo Stagnaro (http://www.ilfoglio.it/duepiudue/755) …l’efficienza energetica serve a consumare di piu? Una delle bibbie dei liberal americani, il New Yorker, ci è entrato a gamba tesa, con una lunga inchiesta di David Owen: con l’efficienza – tanto nell’uso quanto nella produzione di energia – “non abbiamo ridotto la nostra dipendenza dall’energia; piuttosto, abbiamo trovato modi più ingegnosi per utilizzarla”. Già l’Economist, parlando in particolare della sostituzione delle lampadine a incandescenza con quelle fluorescenti, aveva gradualmente amplificato le perplessità, passando dalla cauta ammissione che i negawatt “vale la pena perseguirli ma è improbabile che soddisfino la sete mondiale di energia” (maggio 2008) a un più deciso “not such a bright idea” (agosto 2010). Questa maturazione passa per la riscoperta di un vecchio libro (“The Coal Question”) di un economista defunto, William Stanley Jevons, che nel 1865 enunciò il paradosso che porta il suo nome: “è una totale confusione di idee supporre che l’uso economico dei combustibili sia equivalente a una riduzione dei consumi. E’ vero l’esatto contrario”…Il paradosso è la manifestazione di un fenomeno molto semplice: l’efficienza riduce il costo del consumo di energia – o, più precisamente, ne aumenta la produttività – e ciò fa salire la domanda. In altre parole, se la lavatrice consuma meno, faremo più lavaggi. Non solo: le risorse così liberate alimentano la domanda di altri beni o servizi, che a loro volta hanno un contenuto di energia. Facendo le somme, il consumo totale di energia tende a crescere. Il minimo che si possa dire è che non necessariamente l’efficienza riduce i consumi, e sicuramente non nella misura in cui uno si aspetterebbe. Tale risultato, enunciato negli anni Ottanta da Daniel Khazzoom e Leonard Brookes, è stato provato in un fondamentale paper del 1992 di Harry Saunders, che recentemente è arrivato a questa conclusione: “la maggiore efficienza può essere positiva nell’aumentare la produttività e la crescita economica ma non dovrebbe essere invocata come uno strumento per ridurre i consumi di energia e quindi le emissioni di gas serra”. Detto altrimenti, i paesi più efficienti nell’uso dell’energia tendono anche ad avere un consumo pro capite più alto.