Ambasciator che porta pena (per l’energia “Made in Italy”)

Giacomo Ivancich è un Ambasciatore che l’Italia ha piazzato per molti anni in posti strategici, con grande profitto. Gode di una visione privilegiata. Legge con precisione Il Sole 24 Ore. Non è molto convinto (anche lui, come noi) dell’efficacia delle scelte italiane sull’energia. Mi scrive con competenza e solleva temi interessanti. Ecco qui di seguito una sintesi della sua mail e la mia risposta. Ed ecco, per approfondire la questione, l’ultimo editoriale del Sole 24 Ore sulle falle di politica energetica  (clicca qui) e la puntata sull’energia dell’inchiesta sull’ “Italia che non cresce” (clicca qui) che il nostro giornale sta dedicando al nostro prezioso ma maltrattato paese.

Mi scrive l’Ambasciatore Ivancich:

“Penso che sia importante che prima della conferenza nazionale per il programma energetico (annunciata nei giorni scorsi dal ministro dello Sviluppo Paolo Romani, n.d.r.) i media dibattino a fondo o almeno facciano emergere argomenti che normalmente vengono trascurati nel dibattito politico, concentrato com’è su nucleare tradizionale, gas, solare ed eolico.

Ogni tanto la stampa si sofferma un attimo su altre possibilità, che peraltro non vengono mai approfondite e discusse, e subito sono dimenticate.

Alcuni esempi.

Carlo Rubbia ha proposto la costruzione di centrali nucleari al Torio, molto più sicure ed economiche di quelle tradizionali di 3a generazione, che rischiano presto di essere anch’esse obsolete. Non mi risulta alcuna reazione a tale idea..

Una delle altre idee su cui Rubbia sta lavorando: minimizzare le dispersioni nel trasporto di energia elettrica, attraverso linee di cavi superconduttori. Nessuno ne parla.

Anni fa venne data la sensazionale notizia che nel sottosuolo di Roma ad una certa profondità scorre un fiume di acqua calda che potrebbe scaldare l’intera città. Non se ne è saputo più niente.

Non si parla mai dei termovalorizzatori, spesso confusi con gli inceneritori. A Venezia, per esempio, ce n’è uno, poco inquinante, che fornisce energia per 40.000 persone. La raccolta differenziata è una risorsa anche dal punto di vista energetico e come tale va sostenuta a fondo: lo so bene essendo stato ambasciatore in Danimarca dove anche l’Ansaldo era coinvolta nella costruzione di termovalorizzatori bellissimi, non inquinanti, che fornivano oltre a energia elettrica, teleriscaldamento per mezza Copenaghen. 

Mi pare poi di aver sentito di un termovalorizzatore che funzionerebbe anche senza raccolta differenziata. Sarà vero?

E che dire delle biomasse in generale, ma anche del carbone, che potrebbe essere reso meno inquinante, anche in relazione ai nuovi studi per catturare il CO2 ?”

 

Rispondo all’Ambasciatore così:

 

Rubbia e il Torio

 

Lo sfruttamento del torio come combustibile per le centrali nucleari

appartiene, hainoi, all'ipotetica futura generazione di questi impianti. Ce

ne siamo occupati. O meglio, se n'è occupato il bravo collega Marco Magrini

(vedi allegato) che credo abbia ben sintetizzato i termini della questione.

 

Cavi superconduttori

 

Dalla ricerca sui superconduttori dipende il futuro non solo della nostra

energia ma anche delle prossime e sicuramente mirabolanti evoluzioni

dell'elettronica e dell'informatica. Quanto all'impiego di superconduttori

per realizzare cavi a bassa dispersione, che teoricamente potrebbero

consentire di portare a grandi distanze d'energia prodotta dove le fonti

sono più convenienti da sfruttare (pensiamo solo al progetto Desertech per

produrre nel Sahara energia solare da consumare in Europa) siamo, ahimè

anche qui, nel futuribile: i materiali superconduttori sono ancora immaturi

e comunque costosissimi, certamente allo stato delle cose non utilizzabili

per costruire linee elettriche (altro allegato).

 

Le correnti calde del sottosuolo di Roma

 

Ha perfettamente ragione. Si potrebbe fare molto e si fa davvero poco, non

solo a Roma ché è effettivamente dotata di potenziali risorse importanti. E'

tutta la geotermia a costituire un potenziale immenso nel nostro paese. Un

potenziale scarsamente sfruttato, nonostante le tecnologie ci mettano a

disposizione già oggi soluzioni assolutamente praticabili e convenienti sia

nella captazione delle falde sia nel loro sfruttamento per i sistemi di

riscaldamento-raffrescamento integrato (pompe di calore). Ce ne siamo

occupati e forse ce ne dovremo comprare di più. Il suo è un utilissimo

suggerimento.

 

Termovalorizzatori

 

E' una soluzione che se ben gestita rappresenta indubbiamente un'ottima

carta da giocare per contribuire sia alla produzione di energia che allo

smaltimento dei rifiuti. Sta di fatto che in Italia gli ostacoli sono

davvero tanti. Alimentati dalla ritrosia della gente ad

accettare qualunque tipo di infrastruttura energetica, e dai timori (sbagliati)

dell'inquinamento ambientale che queste dispositivi possono creare. Sappiamo

bene che i moderni termovalorizzatori, uniti ad una corretta gestione a

monte dei rifiuti, hanno dimostrato tutto il loro valore in giro per

l'Europa e nell'Italia del nord. Ma in molti, moltissimi, casi occorre fare

i conti con i problemi di contesto (iter normativo e autorizzativo, interessi

della criminalità che ben si sposano con una gestione diciamo "tradizionale"

dei rifiuti). E poi è comunque necessaria una corretta gestione a monte dei

rifiuti stessi. Su quest'ultimo punto devo purtroppo dirti che un buon

termovalorizzatore che brucia tutto e non solo e obbligatoriamente i

prodotti adeguatamente differenziati a monte, oppure pre-trasformati in un

prodotto adatto a quel ciclo di concussione, in pratica non esiste. I

termovalorizzatori si scontrano inevitabilmente con i il problema della

produzione di diossine. Guai a buttarci dentro plastiche e un'infinità di

altri materiali che creano danni irreparabili e che comunque sarebbe

incompatibili con l'omologazione delle emissioni.

Evito di fare ogni confronto e ogni considerazione territoriale. Posso solo

osservare che evidentemente a Venezia il ciclo della termovalorizzazione è

gestito con quella correttezza che in altre parti del paese è più difficile

assicurare. I termovalorizzatori dell'Ansaldo in Danimarca? Sappiamo bene che

l'industria italiana, quanto a tecnologia e a capacità realizzative, non è

seconda a nessuno. Un nostro termovalorizzatore in Danimarca si fa largo e

in Italia no? Penso che lei, che in Danimarca c’è stato, possa darsi da

solo una risposta più veloce di un superconduttore.

1 comment on “Ambasciator che porta pena (per l’energia “Made in Italy”)

  1. diana

    veloce commento circa il geotermico: chi propone questa tecnologia ha anche spiegato come si potrebbe trivellare il suolo di Roma attorno al Tevere e dove fisicamente si dovrebbero mettere le pompe di calore all’interno degli edifici? Il diavolo si nasconde nei dettagli 😉

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