Perfino gli anglofoni potrebbero equivocare. Ape, da loro, significa scimmione. Ma perché infliggere il dubbio, la confusione, o quantomeno l’ennesima prova di fumosità burocratico-interpretativa, direttamente a noi italiani? L’Ape, nella lingua nostrana, non è solo l’utile anche se talvolta fastidioso insetto. Così si chiama, da poche ore, l’ ”anticipo pensione” annunciato dal premier Matteo Renzi, con annesso acronimo (Ape, appunto) per dare forma e sostanza alla flessibilità promessa per il sistema pensionistico. La sostanza deve ancora arrivare. Ma la forma, hainoi, già inciampa nell’equivoco. L’Ape esisteva ed esiste già, nella nostra aggrovigliata burocrazia oltre che in entomologia. Trattasi dell’ “attestato di prestazione energetica”, ennesimo (e ultimo in ordine di tempo) acronimo assegnato a quel documento obbligatorio che attesta l’efficienza energetica di un’abitazione e che bisogna allegare quando si vende o si affitta casa. Bene, anzi male. Avremo due “Ape” normativi identici nel nome, diversi nella sostanza? Meglio evitare.