Saranno anche incauti e un po’ furbacchioni (ma non sono certo i soli) sulle emissioni delle auto del gruppo Volkswagen, ma i tedeschi dimostrano comunque di saper guardare avanti. Meglio di noi. I proclami sul grande impegno da dedicare alla mobilità elettrica diventano fatti, in Germania molto prima che da noi. Ci sono voluti mesi di trattative all’interno del governo della Merkel, e tra questo e l’industria automobilistica nazionale. Ma ora si parte sul serio. Con un piano da 1,2 miliardi di euro di investimenti pubblici, per permettere all’automobilista teutonico di acquistare un’auto interamente elettrica con 4.000 euro di incentivi o un veicolo ibrido con 3.000 euro di sconto pubblico. Volkswagen, Daimler e Bmw copriranno la metà dell’investimento, ma potranno così accelerare lo sviluppo dei veicoli ad elettroni, guadagnando la prima fila nella sfida che proietterà l’industria europea verso la nuova mobilità più pulita. Da noi sia l’industria che il governo mostrano di crederci poco, o comunque di meno. Prudenza giustificata? Lo scopriremo tra qualche anno. Vale però la pena di ricordare a chi sarebbe chiamato a investire, e a promuovere, che la partita non riguarda solo la mobilità. L’auto elettrica è uno dei fattori chiave per lo sviluppo delle reti intelligenti (quelle dell’energia ma anche quelle delle telecomunicazioni) al servizio della generazione elettrica diffusa e del matrimonio sempre più stretto, ma assai bisognoso di essere rodato e perfezionato sia nella tecnologia che nel mercato, tra le energie rinnovabili e la generazione tradizionale. Insomma, l’auto elettrica è uno dei nuclei portanti della nuova energia, della smart grid, della smart city, dell’integrazione ormai prorompente tra l’energia e le telecomunicazioni. Già, quelle telecomunicazioni che da noi soffrono di un ritardo, analogo è forse ancora più imbarazzante, nella corsa obbligata verso la banda larga diffusa. Forse sarebbe il caso di dare a chi di dovere una piccola ma più decisa scossa.