È in arrivo un bastimento carico di…. petrolio americano. La novità è doppia. Si tratta del primo carico di greggio statunitense che varca ufficialmente le frontiere dopo l’eliminazione del loro divieto all’export di idrocarburi durato quarant’anni, prima che gli Usa si avventurassero nelle nuove massicce estrazioni a casa loro con la tecnica “shale” della fatturazione profonda (al momento un po’ in stand-by a causa del crollo dei prezzi internazionali e dei dubbi sulle conseguenze mentali). Sta di fatto, e questa è la seconda novità, che il debutto del loro export petrolifero ha come destinazione finale proprio il nostro paese. Per corroborare la raffinazione europea, in decisa crisi. E forse, si spera, anche quella italiana, sull’onda dei nuovi rapporti energetici, propiziarti dagli incontri bilaterali tra i governi ma anche della lunga e reciproca collaborazione industriale Italia-Usa negli idrocarburi, segnata perfino da qualche curiosità sconosciuta ai più: fino a pochi anni fa eravamo esportatori di benzina negli Stati Uniti grazie ai nostri eccessi di raffinazione prodotti da un mercato interno che richiede e continua a richiedere soprattutto diesel, a cui faceva (e fa) riscontro la loro fame di benzina pronta all’uso. Una collaborazione che potrebbe dunque rivitalizzarsi. Gli analisti fanno osservare che il carico in arrivo è sperimentale, in vista di qualcosa di ben più consistente. Servirà a testare le prestazioni delle raffinerie del Vecchio Continente con il greggio americano, per aprire a un nuovo programma di importazione e di scambi di prodotti raffinati. Un’ipotesi assai accattivante tenuto conto della crisi particolarmente pesante della nostra raffinazione, che potrebbe anche in questo modo essere rilanciata. Il carico di greggio e condensati estratti nel bacino di Eagle Ford e trattati da Conoco Philips e Nu Star Energy, venduto al trader Vitol, è stipato nella petroliera da 73mila tonnellate che ha lasciato lo scorso 31 dicembre il porto texano di Corpus Christi. L’approdo in Italia è previsto nel pomeriggio del 20 gennaio nel porto di Trieste, ben collegato con gli hub di idrocarburi europei attraverso la Transalpine Pipeline (TAL) che collega Trieste con Austria e Germania .