Il pannello fotovoltaico? Meglio se “doc”. Italiano, garantito, certificato. E, nel caso, rimborsato direttamente dal produttore di casa nostra. Già, perché gli straripanti pannelli solari asiatici o magari tedeschi, venduti a prezzo conveniente, funzionano all’inizio benone, ma a volte “decadono” (succede per la verità di rado con quelli tedeschi, più spesso con gli asiatici) in maniera preoccupante dopo qualche anno o addirittura qualche mese, tagliando non poco l’energia prodotta. Complici, magari, gli apparecchi di controllo e di corredo, anche loro assai concorrenziali ma dalle qualità ballerine. Soddisfatti o rimborsati di tutto ciò che si perde nel corso degli anni per l’eventuale pannello “sgonfio”: è la carta che si prepara a giocare Solsonica, azienda del fotovoltaico tutta nostrana. Solsonica produce le sue creature “doc” tra le montagne laziali del reatino. Come? Leggete qui di seguito (e in fondo all’articolo trovate i link per saperne di più sull’energia solare e sulle rinnovabili).
(Dall’inserto Il Sole 24 Ore Roma del 19 gennaio 2011)
Berlino addio, l'energia solare di qualità è made in Rieti
Una distesa di nuovi pannelli fotovoltaici completamente made in Italy per circa 30 megawatt popolerà nei prossimi mesi le centrali di Terni Energia, operatore delle fonti rinnovabili quotato al segmento Star di Piazza Affari. Valore della commessa 40 milioni di euro. Tutti, davvero tutti, appannaggio (non è consueto) di un fornitore italiano: Solsonica, l'azienda laziale nata nel 2007 da una costola dello stabilimento di Eems (multinazinale dei microprocessori anch'essa quotata allo Star di Milano) frutto del salvataggio dell'insediamento produttivo di Cittaducale (Rieti) dell'americana Texas Instruments. Ed ecco che la sua ennesima riconversione (anche i semiconduttori prodotti in Italia da Eems sono stati progressivamente schiacciati dalla concorrenza asiatica) inizia a traguardare finalmente il successo. Tutta la filiera industriale dei pannelli nasce lì a Cittaducale: progetto, ingegnerizzazione, fabbricazione. E' il segno che la produzione italiana di pannelli comincia a svincolarsi dall'egemonia delle importazioni dalla Cina o dalla Germania.
Il "sistema" prende forma. Tant'è che l'accordo con Terni Energia oltre a rinforzare di un buon 25% le installazioni solari dell'operatore ternano dà ossigeno ad un'iniziativa commerciale inedita, che i vertici di Solsonica guidati dall'ingegnere nucleare milanese Paolo Mutti si preparano a lanciare entro la prossima estate: la fornitura chiavi in mano di impianti fotovoltaici direttamente alle famiglie, con una formula di garanzia totale sulla remuneratività pluriennale dell'impianto comunque legata agli incentivi pubblici del "conto energia".
In pratica: se per qualunque motivo la produzione di elettricità dei pannelli dovesse risultare minore delle stime effettuate prima dell'installazione allora Solsonica coprirà la differenza, direttamente o con gli strumenti finanziari-assicurativi del caso, rimborsando il proprietario dell'impianto del corrispettivo economico. Il test della nuova formula contrattuale partirà in primavera nell'area di Bologna.
Una mossa probabilmente decisiva, se teniamo conto della doppia incognita che pesa sulle installazioni fotovoltaiche: la "producibilità" legata alle condizioni ambientali e la costanza nel tempo nella resa dell'impianto.
Qui entra in gioco la qualità strutturale dei pannelli, piuttosto alta in quelli tedeschi, altalenante in quelli asiatici. Evidentemente in Solsonica sono convinti della bontà del loro prodotto.
Intanto l'impresa reatina dai suoi primi vagiti ha visto triplicare le vendite di pannelli e apparati di controllo, superando nel 2010 i 60 megawatt di potenza corrispondente, con il raddoppio della capacità produttiva a 140 megawatt annui che si conta di saturare entro i prossimi mesi grazie al lavoro di 260 dipendenti super-qualificati.
E così il fatturato è passato dai 19 milioni di euro del 2008 ai 40 milioni del 2009, per crescere l'anno scorso a circa 100 milioni.
Federico Rendina
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