Un acquirente unico all’ingrosso per la benzina “in concorrenza”, acquisti liberi per i gestori dei distributori con contratti in esclusiva. Pier Luigi Bersani ripropone le sue volenterose lenzuolate pro-mercato. Con qualche idea nuova. Che scricchiola un po’.
L’uomo delle “lenzuolate” pro-mercato, al secolo Pier Luigi Bersani, ci riprova. Allora, pochi anni fa, il nostro era ministro delle Attività produttive. Ora è il segretario di un Pd in cerca di autore (di consenso, di rinascita, suvvia diciamolo: di resurrezione). Le lenzuolate di allora furono un buon tentativo, a tratti incerto ma coerente. Si scontrarono non a caso con lobby consolidate. I tassisti, ad esempio. Ma furono apprezzate, al di là del loro esito parziale. Oggi Bersani ci riprova, in altre vesti. E, sospetta qualcuno, con altre motivazioni.
Il Governo Berlusconi, impacciato, fa una gran fatica a varare perfino la legge annuale (che, paradosso, ha proprio un anno di ritardo e quindi ha perso un giro) sulla concorrenza. Che altro non è che la cornice di tutti i provvedimenti che si intenderebbe prima o poi assumere. “Si dovrebbe far così” annuncia Bersani con una versione rinnovata del suo breviario pro-mercato. Un elenco di propositi e obiettivi uguali, forse inevitabilmente uguali, a quelli ora propagandati dalla parte avversa, ovvero dal Governo in carica.
Proclami comuni? Imbarazzante, al di là della presa d’atto che a parlare di liberalizzazioine sono tutti bravi ma farle è un’altra cosa. Bersani tenta allora di differenziarsi almeno un po’. E sfodera qualche aggiornamento non di dettaglio (clicca qui) della sua vecchia (e, ripetiamo, apprezzata) ricetta. Con qualche pasticcio però. Per lo meno nel settore cruciale dell’energia, e in particolare nella annosissoima sfida per liberalizzare, e allo stesso tempo modernizzare, la rete italiana di distribuzione dei carburanti, che a causa delle sue inefficienze ci fa pagare almeno 5 o 6 centesimi di euro di più al litro. Ma andiamo con ordine.
Degna di nota è la tesi, che non è una sorpresa, della separazione proprietaria di Eni dai Snam rete gas, quando sia il Governo, sia l’Antitrust, sia il nuovo Presidente dell’Authority per l’energia Guido Bortoni (già direttore mercati della stessa Authority, poi proiettato alla direzione generale del ministero dello Sviluppo, che infine lo ha designato capo dell’Authority per sostituire Alessandro Ortis) hanno espresso invece, tra molte polemiche, l’orientamento per la più morbida soluzione della separazione funzionale.
Sorprende piuttosto l’iniezione di neo-dirigismo nella ricetta, un po’ contraddittoria con lo spirito stesso delle liberalizzazioni, che Bersani riserva appunto alla riforma della distribuzione carburanti. Curiosa la proposta di stemperare i contratti in esclusiva dei gestori degli impianti dando loro per legge la possibilità di comprare fino alla metà del loro carburante sul mercato libero, quindi da chi vogliono.
Un contratto, esclusiva o no, è appunto un contratto fatto nel (teoricamente) già libero mercato, nel quale un imprenditore qualsiasi può, se vuole, aprire una sua stazione di servizio no-logo (o più verosimilmente con un suo logo, o con il logo di un centro commerciale che lì opera) approvvigionandosi da chi vuole. Si tratterebbe semmai, così si è detto e si è promesso più volte, di rendere più agevole questa pratica.
Francamente sconcertante è poi l’idea di un acquirente istituzionale di carburante all’ingrosso che Bersani indentifica “in via temporanea” nell’Acquirente unico, l’organismo pubblico che ora si occupa di elettricità. Per assicurare partite di carburanti ad un prezzo che risulterebbe così calmierato. Un’idea vagamente sovietica. E comunque in netto contrasto con l’impegno liberista professato (e per la verità anche praticato) da Bersani.