Con il decreto sul “quarto conto energia” il Governo taglia e ridefinisce il perimetro operativo degli incentivi per gli impianti fotovoltaici. Qualcuno, abituato ai vecchi (stra-ricchi) incentivi, piange. Altri, più realisticamente, si accontentano. Altri (quelli che pagano grandi bollette elettriche, che finanziano i sussidi) avrebbero voluto un taglio più consistente. Come stanno le cose? A dare retta all’ufficio studi del “tavolo della domanda” di Confindustria (che rappresenta i consumatori industriali energivori, che lamentano appunto il peso dei sussidi sui costi elettrici) anche i nuovi incentivi italiani sono stra-remunerativi per gli operatori, il doppio rispetto alla Germania che ha fatto ricco il settore. Ecco qui di seguito una nota dettagliata sullo studio in questione. Qui (Scarica Confronto Italia-Germania) i prospetti numerici.
Accontentarsi di un taglio che poteva essere più rilevante? Interrogativo, a ben vedere, improprio. Perché un primo esame dei valori in campo sembra fornire un segnale inequivocabile: anche con un quarto conto energia "asciugato" rispetto agli stra-ricchi incentivi italiani finora in vigore la corsa all’installazione dei pannelli solari rimane un grande e lucroso affare per tutti. Più lucroso, addirittura il doppio, di quello garantito in Germania, paese leader nella corsa al solare nonostante un sole assai più pallido del nostro.
Meno sole (almeno il 30% la minor resa) che i tedeschi compensano solo in parte con un costo di realizzazione mediamente inferiore del 20% rispetto a noi: bontà della filiera industriale di una Germania che tutto produce in patria, godendo di un mercato che ha ben dispiegato le economie di scala. Sta di fatto che gli incentivi dell’ultima bozza governativa garantiranno ai nostri impianti fotovoltaici un ritorno dell’investimento (Roi) davvero raddoppiato rispetto agli attuali sussidi tedeschi. Almeno secondo i conti fatti in anteprima dall’ufficio studi del Tavolo della domanda di Confindustria.
Certo, il confronto tra i tagli dei sussidi in Italia e in Germania ha apparentemente, ma solo apparentemente, sfavorito il nostro solare. Tutto va infatti commisurato ai livelli precedenti e alla progressione storica degli incentivi, che in Germania hanno origini più lontano ma avevano già subito tagli progressivi, mentre noi abbiamo deciso di recuperare il ritardo nell’incentivazione con sussidi che nell’ultimo periodo hanno raggiunto livelli enormemente superiori.
Sta di fatto che la Germania ha tagliato i suoi sussidi dal primo ottobre scorso del 9% per i piccoli impianti e del 12% per quelli più grandi Dal gennaio prossimo li asciugherà di un ulteriore 9% per tutti gli impianti, salvo aggiungere ulteriori tagli nel caso si installino impianti con capacità superiore ad una certa soglia. Si tratta appunto del "modello tedesco" che il nostro Governo sta prendendo a riferimento per applicarlo progressivamente. Con una disciplina che nel decreto di imminente varo prevede riduzioni, rispetto al "terzo conto energia", tra il 22 e il 31% già quest’anno e tra il 23 e il 44% nel 2012, prima di adottare appunto il modello tedesco.
Ed ecco, sulla base delle proiezioni Confindustria, qualche conto nel dettaglio. Un impianto con potenza di picco fino a 200 kilowatt in funzione al primo ottobre prossimo che preveda anche l’autoconsumo garantisce in Germania un Roi teorico poco superiore al 21%, in Italia siamo quasi al 47%. Crescendo con al potenza il divario si riduce solo di un’inezia: per gli impianti tra i 200 e i 1.000 kilowatt in Germania il Roi è appena sopra il 23% e da noi rimane comunque superiore al 46%.
Proporzioni simili anche se si considerano gli impianti senza autoconsumo, meno incentivati. In questo caso un impianto fino a 200 kilowatt promette in Germania un Roi poco superiore al 12%, in Italia siamo oltre il 24%. Per gli impianti tra i 200 e i 1.000 kilowatt in Germania il Roi è appena sopra il 13% e da noi rimane oltre il 30%.
La produttività considerata e quella dell’Italia centrale peccato che ci siano molti clienti finali che invece hanno condizioni climatiche più teutoniche quindi sarebbe stato + equo compensare con un meccanismo anche queste differenze.
Sono rimasto sorpreso a vedere che gli incentivi italiani per i piccoli impianti fossero più bassi di quelli della Germania. In realtà, vedendo poi la tabella nel dettaglio qui disponibile, compare anche il prezzo dell’energia elettrica in Italia e il diverso livello di irradiazione. Il rendimento superiore del 40% in Italia è comunque il dato più corretto e questo è importante per due motivi:
1) è il doppio di quello della Germania;
2) nessuna politica di incentivazione può essere così generosa da garantire livelli così alti di redditività, in particolare con tassi di interesse sotto il 4%, con tariffe fissate per 20 anni, con soldi prelevati dai consumatori finali.
Come dice Roberto, in Lombardia il rendimento è più basso ed è vero che i costi in Italia sono più alti a volte anche di quelli ipotizzati, tuttavia, rimane un enorme distacco significativo della scarsa efficacia del nostro sistema. Occorre che tutti ci rimbochiamo le mani per fare meglio.