L’Italia non può reggere un mese di agonia, appesa alla promessa di Berlusconi di farsi da parte dopo l’approvazione della legge di stabilità. I mercati temono l’ennesima manovra poco chiara dell’inquilino di Palazzo Chigi. Gli speculatori hanno nuove poderose munizioni.
Il Capo dello Stato ha un dovere: accelerare al massimo un cambio di scenario. Due ipotesi: sfoderi una clessidra, convochi i presidenti di Camera e Senato, dia tre giorni di tempo per approvare la legge di stabilità e impegni Berlusconi alle dimissioni il quarto giorno. Percorso impraticabile? Trovi il modo di rinviare subito il Cavaliere alla Camere e prepari, subito, un incarico tecnico autorevole. Pensi pure a Mario Monti. Faccia appello alla responsabilità delle coalizioni perché consentano una transizione verso una riforma elettorale che reintroduca le preferenze e che consenta al paese di andare al voto entro la prossima primavera. L’emergenza assoluta merita un governo di emergenza, che ci dia modo di esplicitare in pieno la nostra crisi, con relative responsabilità.
Il cavaliere non tema. La democrazia è salda. Conserva rigore e perfino clemenza. Silvio Berlusconi eviti parallelismi, specie quando hanno fondamento. “Sono – riferiscono abbia detto – più potente come libero cittadino che come Presidente del consiglio. Stavo leggendo un libro sulle lettere di Mussolini a Claretta e lui ad un certo punto le dice: ma non capisci che io non conto niente, posso fare solo raccomandazioni? Ecco, io mi sono sentito nella stessa situazione”.
Cavaliere, per cortesia: taccia. L’andirivieni di momentanee fidanzate, il pervicace rifiuto a dar retta ai gregari, la sindrome della congiura, i trucchetti interpretativi dello scenario. Legittimare le similitudini non le conviene.
Un banchiere che deve rimettere a posto i disastri provocati dalle banche? Significa solo che gli italiani ne dovranno pagare il riassetto senza nemmeno trovarsi una briciola di proprieta in mano……e le conseguenze maggiori toccheranno alle famiglie di dipendenti e piccoli artigiani e commercianti. Grazie, grazie tante per l’ingordigia.